Pisa – Reddito per tutti: presentazione del libro [gli audio del seminario]

March 17, 2010

In un epoca di crisi finanziaria, economica e sociale come quella
che stiamo attraversando le prospettive di una piena occupazione
lasciano il posto ad uno stato di precarietà permanente. La miseria del
welfare state italiano ci lascia ultimi in europa per salario e
occupazione e anche tra i lavoratori della conoscenza assistiamo ad un
progressivo declassamento.

Se le battaglie per un posto fisso
rischiano di diventare perdenti ed elitarie, mentre le dichiarazioni di
brunetta sui “bamboccioni” vivono solo nello spazio mediatico, la
proposta di un reddito garantito, indipendente dal lavoro, è ora più
che mai una proposta concreta, già sperimentata con successo in altri
paesi. Iniziamo la discussione sul tema a partire dalla presentazione
di questo libro appena uscito, in preparazione ad altri seminari più
tecnici.

QUI GLI AUDIO DEGLI INTERVENTI DEL SEMINARIO

Reddito per tutti
AA.VV.
Un’utopia concreta per l’era globale
ManifestoLibri

DALLA PREFAZIONE AL VOLUME:

"Tra
le macerie fumanti della società salariale, negli sconquassi di una
crisi globale di civiltà, di fronte alla bancarotta conclamata delle
politiche neoliberiste, la parola d’ordine del «reddito per tutti»
rappresenta una via di fuga per la fondazione di un nuovo progetto
sociale. Per una società basata finalmente sui concetti del «diritto
all’esistenza», della libertà di scelta, della libera creazione, della
distribuzione della ricchezza prodotta e della pari dignità per tutti.
Gli autori di questo volume, chiamati a raccolta dal Bin Italia,
l’associazione italiana per il reddito garantito, ne sono più che
convinti. Con sguardo radicale e con spregiudicato piglio teorico
l’idea del reddito di cittadinanza viene sottoposta al vaglio di una
pluralità di approcci e di ambiti disciplinari: ne esce un quadro
sfaccettato, ricco, persuasivo. Un testo indispensabile per affrontare,
senza preconcetti, le sfide del tempo presente."

 

 

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SFRATTO RINVIATO, ADESSO IL COMUNE TROVI UNA SOLUZIONE

March 11, 2010
Ancora una volta grazie ad un folto e determinato picchetto sicurezza
siamo riusciti a rinviare lo sfratto di una famiglia in difficoltà di
fronte alla crisi. Ancora una volta le amministrazioni comunali non
intervengono per garantire un tetto a famiglie in difficoltà. Succede
sempre così, la politica abitativa oggi è ridotta alla gestione delle
emergenze: finché non c’è il concreto pericolo che una famiglia vada a
finire sotto un ponte nessuno interviene. Adesso che lo sfratto è
rinviato all’8 di Aprile confidiamo che l’amministrazione di Montelupo
voglia trovare una soluzione adeguata per Mounir e famiglia, in modo da
consentire loro un passaggio da casa a casa, con un affitto sostenibile,
e da permettere al proprietario di poter rientrare in possesso della
casa senza altri problemi anche prima dell’8 Aprile, possibilmente.

La politica abitativa e l’emergenza sfratti, lo diciamo da tempo,
avrebbero però bisogno di una veduta di più ampio periodo: 70
appartamenti da assegnare in tutto nel circondario, a fronte di più di
mille richieste (il Tirreno del 3 Marzo 2010), sono dati che dovrebbero
far riflettere. Il 23 Marzo uscirà la graduatoria definitiva per gli
alloggi ERP a Montelupo, e Mounir e famiglia avranno almeno sei punti,
che già sono tanti, e forse sette, ma la speranza di avere
un’assegnazione, in questa situazione, quanto è verosimile?

Chiediamo per l’ennesima volta al circondario, e in particolare proprio
alla sindaca di Montelupo Rossana Mori (che ha la delega alle politiche
abitative), di aprire un tavolo che, prendendo atto della situazione di
estrema emergenza abitativa, voglia affrontare la situazione dal punto
di vista politico, dunque non in un’ottica di pura gestione delle
singole emergenze. Un tavolo che sappia individuare già nel breve
periodo delle strade percorribili per sopperire alla mancanza di alloggi
per le emergenze e per chi è in attesa della casa popolare, a partire
dal blocco della vendita del patrimonio pubblico e dal suo recupero e
riutilizzo a fini sociali.

Una politica abitativa per il circondario consentirebbe tra l’altro di
evitare lo sperpero di denaro pubblico (dunque di tutta la cittadinanza)
per pagare stanze in affittacamere alle famiglie sfrattate per cui non
sono disponibili alloggi emergenziali pubblici. A conti fatti, questi
interventi gravano non poco sulle casse comunali, e non risolvono
minimamente il problema casa.

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ANCORA UNO SFRATTO, ANCORA UN PICCHETTO SICUREZZA

March 10, 2010

Come avevamo annunciato in una recente inchiesta (“Empoli Precaria 2.0, ottobre 2009), gli sfratti nel circondario empolese-valdelsa sono tanti. Lo sportello sociale offre consulenza legale contro la precarietà sia nel lavoro, sia nel diritto alla casa. Lo sportello sociale offre anche la possibilità alle famiglie e ai precari di organizzarsi per difendere i propri diritti.
Nell’inchiesta abbiamo detto chiaramente che nessuna famiglia sarebbe rimasta sola di fronte all’acuirsi della crisi ed al conseguente restringimento dello spazio dei diritti. L’esclusione sociale non è una colpa per chi in questi tempi si sta impoverendo, essa è determinata da leggi come la Bossi-Fini e il pacchetto sicurezza, e da una crisi che certamente non è stata causata da precari e migranti.
Domani Giovedì 11 Marzo saremo a Montelupo per difendere il diritto alla casa di Munir Majid e famiglia, aspetteremo l’ufficiale giudiziario per chiedere un rinvio dello sfratto, nell’attesa che l’amministrazione montelupina trovi un’alternativa che possa permettere alla famiglia di effettuare un passaggio da casa a casa, con un affitto sostenibile rispetto al reddito.
Domani dalle ore 8.00 saremo in Via Don Minzoni n. 7 a Montelupo ancora una volta per ribadire che la casa è un diritto. Abbiamo organizzato un picchetto sicurezza determinato in modo da evitare un atto di violenza, e confidando nella volontà dell’amministrazione comunale e delle istituzioni di non far diventare un problema di ordine pubblico quello che è un problema sociale, sosteniamo l’esigenza di trovare in tempi brevi una adeguata soluzione alla vicenda.

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RINVIATO LO SFRATTO. LA CASA E’ UN DIRITTO!

February 26, 2010

Oggi Giovedì 25 Febbraio circa trenta attivisti e attiviste dello
sportello sociale di Empoli, precari del collettivo Orda Precaria,
famiglie e cittadine solidali, hanno pacificamente presidiato la casa di
Hassan Rahim e famiglia (con un bimbo piccolo e uno in attesa) per
difenderne il diritto alla casa.

Oggi il mercato libero delle case è inaccessibile per molte famiglie,
oggi lo stipendio (intermittente e spesso molto basso), non è
sufficiente per vivere dignitosamente e pagare affitti insostenibili.
C’è poco da fare, è la realtà di un mondo in piena crisi economica.

Grazie alla solidarietà di molti e molte siamo riusciti a rinviare lo
sfratto e ad evitare quello che sarebbe stato un atto di violenza:
l’ufficiale giudiziario, arrivato intorno alle 11, ha deciso di non
eseguire e di rinviare lo sfratto al 24 Marzo.

Seguiremo la trattativa che speriamo si aprirà con le istituzioni, e in
particolare con l’assessorato alla casa di Empoli, con l’obiettivo che
la famiglia effettui un passaggio da casa a casa, e che il prossimo
affitto che dovrà pagare sia commisurato alle possibilità della famiglia
stessa.

La casa è un diritto, per tutti/e, anche per dire questo lunedì Primo
Marzo saremo in piazza a sostenere le rivendicazioni e i diritti dei
migranti di tutta europa.

CASA PER TUTTI, CIE PER NESSUNO!

 

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PICCHETTO SICUREZZA, NO AGLI SFRATTI, LA CASA E’ UN DIRITTO!!!

February 24, 2010

VERSO IL PRIMO MARZO
2010

Il Primo Marzo sarà la giornata europea contro il razzismo e per i
diritti, a Empoli stiamo partecipando alla costruzione di questa
giornata. Domani 25 Febbraio alle 10.00 convochiamo un "picchetto
sicurezza", contro tutti gli sfratti, e in particolare per difendere il
diritto alla casa di una famiglia marocchina che si è rivolta allo
sportello sociale e che sta subendo uno sfratto per morosità, dovuta
alla crisi economica che stiamo tutti vivendo e ai prezzi inaccessibili
degli affitti. In Italia si sa, il mercato degli affitti è stato reso
libero e l’equo canone abolito nel ’98, come se la casa non fosse un
bene di prima necessità ma un lusso. Da quel momento in poi si è andata
aggravando la questione abitativa nel nostro Paese, da quegli anni a
oggi il diritto alla casa si è andato sempre più restringendo, fino a
diventare il problema più grande per molte famiglie, italiane e
migranti, alle prese con una spesa insostenibile per affitti o rate dei
mutui. Famiglie che vivono continuamente sotto il ricatto e la
precarietà quotidiana del rischio di subire sfratti o pignoramenti,
spesso dopo anni di duro lavoro e di sacrifici, spesso, oggi, a causa di
una crisi strutturale economica, di cui di sicuro non siamo la causa.

Domani in mattinata sappiamo che arriverà l’ufficiale giudiziario, che
dovrebbe eseguire lo sfratto, e siccome non abbiamo certezza che ci sarà
un rinvio, ci troveremo in via Pentatlon n. 5 ad Empoli (zona stadio),
per accertarci che non ci sarà un atto di violenza, per difendere il
diritto alla casa della famiglia Rahim, padre, madre un bambino piccolo
e uno in attesa.

Leghiamo l’iniziativa di difesa attiva di un diritto fondamentale per
ogni essere umano al percorso che ci vedrà arrivare alla giornata del
Primo Marzo 2010, quando in tutta Europa sarà lanciato un messaggio
chiaro, che parla il linguaggio meticcio dei diritti per tutti/e, del
rifiuto di ogni guerra fra poveri, del rifiuto del razzismo, soprattutto
di quello istituzionale che si annida nelle leggi, dalla Bossi-Fini al
Pacchetto sicurezza.

NO AL PACCHETTO SICUREZZA

SI AL PICCHETTO SICUREZZA

NON C’E’ SICUREZZA SENZA DIRITTI

LA CASA E’ UN DIRITTO, CONTRO LA CRISI BLOCCO DEGLI SFRATTI

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Reddito per tutti. Un’utopia concreta per l’era globale

February 1, 2010

"Tra le macerie fumanti della società salariale, negli sconquassi di una crisi globale di civilta’, di fronte alla bancarotta conclamata delle politiche neoliberiste, la parola d’ordine del «reddito per tutti» rappresenta una via di fuga per la fondazione di un nuovo progetto sociale.

Per una società basata finalmente sui concetti del «diritto all’esistenza», della libertà di scelta, della libera creazione, della distribuzione della ricchezza prodotta e della pari dignità per tutti.

Gli autori di Reddito per tutti. Un’utopia concreta per l’era globale, chiamati a raccolta dal Bin Italia, l’associazione italiana per il reddito garantito, ne sono più che convinti. Con sguardo radicale e con spregiudicato piglio teorico l’idea del reddito di cittadinanza viene sottoposta al vaglio di una pluralità di approcci e di ambiti disciplinari: ne esce un quadro sfaccettato, ricco, persuasivo."

Un testo indispensabile per affrontare, senza preconcetti, le sfide del tempo presente.

Per saperne di più: BASIC INCOME NETWORK – ITALIA

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UN ANNO DI CRISI

January 4, 2010

L’agenda politica dei movimenti, mentre la ripresa sembra lontana

di Andrea Fumagalli

Se guardiamo alla congiuntura economica, il 2009 si chiude con
segnali contrastanti. Se guardiamo alla situazione sociale, l’anno si
chiude in modo tragico.

Nel corso degli ultimi 12 mesi, le
borse finanziarie mondiali hanno recuperato circa il 20%, oltre il 40%
se facciamo riferimento al punto di minimo toccato nel marzo scorso. E’
un andamento atteso, parzialmente “drogato” , se consideriamo che i
mercati finanziari sono oggi il cuore pulsante (nel bene e nel male)
del biocapitalismo contemporaneo. I facili catastrofisti di fine 2008
sono stati serviti. Tuttavia tale risultato è il risultato, soprattutto
negli ultimi due mesi, di fasi altalenanti, con momenti anche di forte
ribasso, sintomo di un’incertezza e una volatilità ancora troppo
elevata. E non può essere altrimenti, visto le numerose “bombe” ancora
inesplose che costellano il futuro dei mercati finanziari, dopo il caso
Dubai (dalle carte di credito, all’esplosione di nuovi “hedge funds”,
al rischio legato all’eccessivo indebitamento pubblico di molti paesi
“importanti”: Grecia, Spagna, Irlanda, fra tutti, alla carenza di
controllo dei cd. “fondi sovrani”). L’elevata immissione di liquidità
da parte degli Stati e delle Banche Centrali (come droga iniettata
nelle vene) ha consentito di tamponare le principali falle finanziarie
e ha permesso, nella seconda parte dell’anno, l’arresto della caduta
del Pil prima che raggiungesse livelli a rischio “default”.

Nel
frattempo, i dati del mercato del lavoro evidenziano una situazione
drammatica. La disoccupazione in tutti i paesi avanzati ha toccato e
superato il 10%, sino a oltre il 15% in alcuni contesti produttivi
(Spagna e Usa). Il tasso di disoccupazione italiano, “ufficialmente”
all’8,2%, inganna. Se si considerano anche i cassi-integrati e gli
scoraggiati, il dato del nostro paese non solo si allinea ma supera la
media europea del 12%. Ma non è solo il dato della disoccupazione ad
allarmare. Esso è semplicemente la spia di una situazione ancora
peggiore dal punto di vista sociale. Nel capitalismo cognitivo,
infatti, l’esercito industriale di riserva non è più costituito dai
disoccupati ma sempre più dai precari. E sono proprio i dati sulla
precarizzazione che alimentano previsioni poco rosee sulla capacità di
tenuta del nostro paese, una volta fuoriusciti dalle fasi più buie
della crisi. A dispetto di quanto spergiurano i nostri governanti,
novelli ufficiali che ballano sul Titanic che sta naufragando.

Ciò
a cui stiamo assistendo è, infatti, un costante scivolamento verso le
fasce più deboli e meno protette della precarietà. Chi sino a poco
tempo fa aveva un contratto stabile di lavoro, se licenziato, oggi si
deve accontentare di un contratto atipico, magari con qualche garanzia
in termini di previdenza e diritti del lavoro. Chi, invece, si trovava
già nel limbo della condizione precaria, assiste, impotente, in assenza
di qualunque forma di ammortizzatore sociale che garantisca continuità
di reddito, ad un degrado delle proprie condizioni contrattuali e
salariali. In ultimo, stanno i migranti, soggetti per di più alla
repressione quotidiana dei più elementari diritti di cittadinanza.

Si
tratta di una tendenza al peggioramento delle condizioni soprattutto di
reddito che colpisce tutti i settori lavorativi, in particolari quelli
legati alle nuove professioni del terziario, a maggior contenuto
cognitivo,a istruzione più elevata e più soggetti alla precarietà.
Paradossalmente, sono gli operai dell’industria che meglio riescono ad
organizzarsi per impedire la chiusura di fabbriche (a causa di
speculazioni immobiliari e finanziarie) , proprio perché gli unici in
grado di accedere ai quei pochi e miseri ammortizzatori sociali che
ancora esistono (Cig e mobilità) e quindi di essere, seppur
limitatamente, meno ricattabili sul piano del reddito. Le lotte in atto
(portate spesso all’estremo) ci mostrano che anche la capacità
concertativa del sindacato è venuta meno. La vertenza appena chiusa per
il rinnovo contrattuale dei giornalisti è, da questo punto di vista,
paradigmatica. In cambio di quattro miseri soldi (ma conditi a parole
dal riconoscimento di una professionalità sempre più servile), si
scaricano i costi della ristrutturazione e della crisi del settore su
quei 2/3 della categoria (spesso non riconosciuti professionalmente)
che lavorano nei media come precari invisibili a bassissimo salario.
Esempi simili sono riscontrabili nel settore della ricerca come in
quello dell’istruzione, oppure nel settore cosiddetto dei “creativi”.

Le
ricadute economiche e sociali di tale situazione si fanno già sentire.
I più recenti dati annotano un ulteriore aumento della concentrazione
della ricchezza: il 10% della popolazione più ricca arriva a detenere
quasi il 40% della ricchezza patrimoniale complessiva (dati BdI).
L’ideologia neoliberista e neo-con del “siamo tutti proprietari” si
infrange miseramente contro lo spirito predatore e gerarchico del
“libero” mercato. Se invece guardiamo al flusso dei redditi per il
biennio 2007-08, il 20% della popolazione più abbiente si è accaparrata
di quasi il 50% del valore aggiunto prodotto, mentre il 20% più povero
si è dovuto accontentare di meno del 10% (dati Cies, 2009)

Sul
piano della capacità di ripresa, infine, è facile osservare che i
settori a maggior valore aggiunto per addetto, cioè quelli produttivi
di valore, sono oggi quelli a maggior intensità di conoscenza,
all’interno del terziario avanzato. In Italia tali settori sono
arrivati a coprire quasi il 30% dell’occupazione e contribuiscono per
più di un terzo alla creazione del valore aggiunto. Essi sono del tutto
abbandonati a loro stessi. Le strategie padronali, sia private che
pubbliche, attuano solo strategie di contenimento dei costi, pochissimi
sono gli investimenti in innovazione. L’attività di ricerca e
informazione è oramai quasi in estinzione. Manca qualsiasi idea di
valorizzazione delle competenze che pure abbondantemente sono presenti.
Al loro interno le disparità di condizione di lavoro e di reddito sono
molto elevate. E’ l’esito di quello che possiamo definire una “guerra
all’intelligenza” (cfr. Manifesto dei lavoratori della conoscenza,
http://www.precaria.org/ materiale) . Di fatto, in Italia non esiste
una capitalismo cognitivo degno di tal nome, così come non esiste un
capitalismo manageriale.

Sulla base di queste contestazioni, il
2010 pone due nodi irrisolti nell’agenda dei movimenti sociali. Da un
lato, diventa primario impostare una battaglia per una riforma del
welfare adeguato alle nuove forme di sfruttamento e scomposizione del
lavoro. Parliamo qui di un welfare in grado di garantire due obiettivi
precisi: 1. continuità di reddito per tutte/i a prescindere dalla
condizione lavorativa, con proposte finalizzate a creare casse sociali
per il reddito in tutte le regioni italiani, che vadano oltre l’attuale
struttura degli ammortizzatori sociali: una struttura che oggi non è
più riformabile, ma crea solo iniquità e distorsioni redistributive,
alimentando concertazione e opportunismo politico. 2. Accesso libero e
gratuito ai beni comuni materiali (risorse naturali, acqua, energia,
ambiente) e immateriali (conoscenza, formazione, mobilità, casa,
socialità). Si tratta in ultima istanza di lanciare una battaglia per
il “common fare”.
Dall’altro lato, diventa importante aprire un
fronte di conflittualità nei nuovi settori della conoscenza, oggi
scomposti e tra loro in competizione, tramite nuove forme di strategie
biosindacali in grado di aggredire la condizione esistenziale e
generalizzata della precarietà. Ricomporre le diverse condizioni
lavorative in un’unica vertenza sociale, territoriale e metropolitana.
Sperimentare nuove forme di linguaggio e comunicazione. Ri/cominciare
ad intervenire con costanza nelle diverse realtà di crisi. Decostruire
l’idea che oggi ha il lavoro creativo e cognitivo nell’immaginario
comune, smascherando l’immagine di un successo raggiungibile per tutti
ma in realtà solo per pochi eletti e a danno di tutti gli altri.
Rilanciare il contro-immaginario dell’eccedenza e dell’autocoscienza,
in grado di rompere le gabbie della ricattabilità e della
subordinazione mentale.

L’autunno 2009 è stato piuttosto gelido.
L’inverno non si presenta molto diverso. Ma la primavera 2010 potrebbe
essere calda, se i germogli che piantiamo oggi saranno in grado di
maturare.

Dalla rubrica economica di Andrea Fumagalli  (GLOBALPROJECT.INFO)

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NASCE URBAN BEING HIP-HOP LAB

December 16, 2009


Questa conferenza stampa riguarda la presentazione ufficiale di un
nuovo progetto che nasce in seno alla comunità in resistenza di Empoli,
un laboratorio di sperimentazione e produzione indipendente di musica
hip-hop. Il laboratorio nasce grazie alle relazioni sociali che Orda
Precaria ha costruito nel nostro territorio, in particolare lavorando
sulla questione della precarietà della vita odierna. Spesso
sottolineiamo che la precarietà non è soltanto una questione che
riguarda i contratti di lavoro, ma investe ogni ambito delle nostre
vite: oggi sono precarie anche le nostre passioni. Sono sempre meno gli
spazi liberi di condivisione dove poter praticare ciò che amiamo, dove
poter esprimere la nostra creatività. Il laboratorio nasce per
sperimentare, condividere e socializzare la passione per la cultura
hip-hop. Di seguito il comunicato del neo-nato laboratorio.




SIAMO LIETI DI APRIRE LE DANZE ! ! !

Sabato 19 dicembre 2009, presenteremo ufficialmente il laboratorio
hip-hop URBAN BEING: luogo di
incontro, confronto e sviluppo delle realtà musicali presenti nel
territorio. Sarà un evento speciale, infatti abbiamo pensato bene di
invitare DJ GRUFF, storico dj hip-hop sulla scena dall’aurora del rap
in italiano sin dagli anni ’90, e CLEMENTINO, campione italiano di
free-style.
"Apriamo le danze"  soprattutto per la necessità, da
noi tutti condivisa, di trovare nuovi mezzi e "vie" espressive. Mezzi
posti al di fuori delle reti commerciali e delle logiche
discografiche. Vie espressive originali e genuine che provengono dalle
strade delle nostre città e producono metriche a tempo con la
precarietà
delle nostre vite. Appunto, l’hip-hop come espressione artistica di
comunicazione
esplicita e diretta, che può e deve, secondo noi, affrontare le
problematiche di ogni campo e specie: dalle sociali, alle morali, alle
interiori, presenti in ognuno di noi. 
E’
dall’amore per questa musica che nasce l’idea, è dalla nostra idea di
musica, libera e autonoma, che si sviluppa il progetto. Inoltre
riteniamo indispensabile la presenza sul territorio, di spazi indipendenti, dove vivere la musica sia ancora
possibile, dove i gruppi emergenti abbiano la possibilità di mettersi
in luce, senza essere ricattati dalle politiche discografiche, antitesi
della libertà artistica e della produzione creativa e indipendente.
All’interno del
laboratorio vogliamo affrontare la cultura hip-hop nella totalità delle
sue discipline: rap (cantanti), writing (writers), turntabling (djs e
beatmaker), brackdance (ballo).
Ci proponiamo la registrazione di
un cd, nel quale tutti i componenti del laboratorio siano presenti, e
la condivisione della conoscenza della cultura hip-hop all’interno del
territorio, sensibilizzando allo stesso tempo riguardo le
problematiche sociali in esso presenti.
Gli
incontri si svolgono ogni martedì dalle 21.30 in poi presso gli spazi
del
c.s.a. intifada di Ponte a Elsa. Durante il laboratorio produciamo basi
con i computer, con la voce, con una batteria e altri strumenti che
possono essere presenti, facciamo freestyle, produciamo metriche e
giochiamo con le rime.
Inoltre durante il laboratorio si sviluppano
discussioni intorno alla cultura hip-hop, e si ritrovano i ragazzi e le
ragazze che organizzano gli eventi culturali dello spazio sociale, che
hanno anche organizzato un contest ("Yes, We Contest!") che presto
renderanno pubblico.
Invitiamo tutti gli interessati alla
partecipazione massiccia.
Per info scrivete a: urbanbeing@inventati.org
Questo è quanto. LE DANZE SONO APERTE.

SABATO 19 DICEMBRE SHOW CASE con Black m – el niño – donkey
Special
guest DJ GRUFF e CLEMENTINO || 11 p.m. @ CSA INTIFADA.


 


URBAN BEING HIP-HOP LAB _ Empoli
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Pauuura!

December 14, 2009
 
by OrdaWomen
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Comincia la campagna YES WE CASH! per il reddito minimo garantito in Emilia Romagna

November 25, 2009

Bologna, 24 novembre 2009

Questa mattina un centinaio di precari,
studenti, lavoratori e disoccupati hanno interrotto uno degli ultimi
consigli regionali della giunta uscente della Regione Emilia Romagna
al grido Yes we cash!.

Lo slogan rappresenta la richiesta immediata
di un reddito minimo garantito che guarda alla sperimentazione avviatasi
nella regione Lazio dove è già in atto un processo di nuovo welfare
che vada a garantire tutte quelle figure di lavoro precario al
momento non garantito.

YES WE CASH!

I protagonisti dell’iniziativa,
armati di soldi finti, mascherine, striscione e megafono, hanno
distribuito tra i banchi dei consiglieri regionali un pamphlet che
raccoglie analisi, dati e confronti con le realtà europee in cui un
reddito minimo garantito esiste da tempo. La campagna Yes we cash!
vuole essere un percorso aperto e attraversabile in cui si
intrecciano relazioni che coinvolgano il piu’ ampio numero possibile
di soggetti colpiti dalla crisi: dagli studenti dell’Onda ai
lavoratori ormai da tempo in cassa integrazione in una regione in cui
la disoccupazione di massa ha iniziato a scavare solchi profondi
nella condizione sociale e di vita.

Reddito vuol dire non essere piu’
ricattabili dai tempi di vita dettati da lavori sottopagati ma libero
accesso alla formazione, ai saperi e alla conoscenza.

Reddito vuol dire autodeterminazione
dei propri corpi in un paese in cui non può essere la famiglia
l’unico forma di welfare.

Reddito vuol dire possibilità di
scegliere dove andare.

Parlare di Reddito vuol dire per noi
parlare di sicurezza, parlare di indipendenza e di possibilità di
scelte autonome.

 

documento_yes_we_cash.pdf

yes_we_cash_brochure.pdf

 

Yes we cash!

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